mercoledì 6 aprile 2011

Da bosco e da riviera

Ovvero l'innato dono di adeguarsi a ogni situazione, clima, luogo, tipologia di persone. 
La prima volta che ne ho esperito appieno il significato è stato durante la festa del mio 18° compleanno, quando sono stata trascinata dagli amici in un locale (somigliante piu' a un sottoscala, ad onor del vero)  in cui si suonava musica "progressive" (ve la ricordate? Siamo nella seconda metà degli anni 90), e mi sono ritrovata circondata da teste fucsia, verdi o blu, orecchini in metallo che traforavano ogni lembo di pelle visibile, mentre io, nel mio vestitino in velluto nero bon-ton, con tanto di firma a vista, sembravo un confetto al cioccolato in mezzo a un piatto di crauti & wurstel. 
E tuttavia, non mi sono mai sentita così a mio agio. Anzi.
Ecco, tra un novero di difetti infinito, lo spirito di adattamento e la tolleranza sono doti che mi appartengono tanto quanto il mio ombelico. 
Essere "da bosco e da riviera" è uno stato mentale. Non significa soltanto riuscire a parlare con il manager della SGR di via Montenapoleone a Milano così come con il contadino che lavora nei campi di nonna, non significa essere la regina di patinatissimi sabato sera versiliesi, con tavolo a bordo piscina accanto a Briatore e mogliettina, per poi ritrovarsi a dormire in macchina con altre 3 persone e una temperatura di circa 50 gradi, non significa partecipare a un brainstorming serioso di storici da cui scappare a gambe levate per masherarsi per la serata a tema "Tulle!" nel club gay del venerdì sera.
Per me significa sperimentare, assaporare, in sostanza VIVERE tutto quello che l'esistenza può offrire, rimanendo sempre e comunque se stessi. 
"Da bosco e da riviera", appunto.

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