sabato 19 gennaio 2013

Mr jackal and Mr hyde

Di giorno.

Di giorno (e a volte anche di sera), faccio la cameriera. I clienti sono i "cravattoni" della City, quelli con la giacca e le scarpe lucide che vanno sempre di fretta, che hanno sempre un cliente da incontrare o un treno da prendere. E poi ci sono le signorine, quelle con la camicetta bon-ton, i tacchi alti e le ballerine nella borsa.
Io invece indosso la maglietta rossa antiestetica che la compagnia ci impone, con la stupida spilla con il nominativo stampato, come a voler dire "ciao, siamo amici, dimmi tutto quello che ti serve, io sono qui per questo".
Di questo lavoro ho bisogno. Perchè al momento mi permette di pagarmi affitto, bollette, sopravvivenza e mezzi. Mi ha anche permesso di iscrivermi a un corso in una università londinese che potrebbe aprirmi le porte al mio lavoro "vero". 
Mi ha dato l'opportunità di poter studiare per un esame senza dover chiedere soldi in prestito a nessuno
Ma i clienti del ristorante tutto questo lo ignorano. Per loro sono solo una cameriera con cui sforzarsi di essere gentili nel migliore dei casi, o da utilizzare come capro espiatorio per dar sfogo alle proprie frustazioni, nel caso in cui il piatto non arrivi nei 15 minuti previsti dalla policy aziendale, se il riso non è abbastanza bollito o se invece lo è fin troppo, se il succo sa di sedano, se la salsa al curry non è abbastanza salata. (Che, detto tra noi, questi inglesi lamentoni che si improvvisano esperti di cucina fanno anche abbastanza ridere. Cresci a gelatina, fritto di qualsiasi cosa, pasta scotta con pollo e ketchup, e vieni a fare il pidocchioso sulla dose di brodo che dovrebbe esserci secondo te nella zuppa? No, non sei credibile).
Comunque in questo lavoro io non esisto. Non mi vedono. Sono solo quella da chiamare per avere velocemente il conto per poter tornare al volo al loro importantissimo business. E mi chiamano per nome, perchè è scritto sulla stupida spilla. Lasciano la mancia con svogliatezza, senza sapere che per me quei pochi spiccioli sono oro, perchè se dovessi vivere dello stipendio, beh, morirei di fame.

La sera.

La sera, a volte, arrivo a casa, mi sciolgo finalmente i capelli, indosso lo smalto, mi spoglio della stupida maglietta rossa e dell'orribile spilla. Mi vesto come e meglio delle signorine snob. Un tacco alto, una gonna bon-ton e una camicia in seta. Profumo, rossetto, borsetta.
Torno nella City. Sono sempre io, ma sono completamente diversa.
Entro in un famoso locale dove si riversano tutti, dopo una giornata dedicata alle loro importantissime attività, per i loro drinks del dopolavoro. Magia, questa volta mi vedono eccome.
Mi guardano bene, si avvicinano anche, dicono cose inutili, mi offrono da bere.
Ogni sera c'è una storia diversa da raccontare. "Cosa fai a Londra?" è una domanda che può avere le risposte più eclettiche, basta che non siano la verità.
Immagino già la faccia che farebbero "Lavoro a due passi da qui". "Ah sì, e in quale banca?". "No, non è una banca. Indosso una stupida maglietta, la coda di cavallo, un paio di all stars e cammino correndo 10km al giorno, tanto che la notte ho dei dolori talmente forti alle gambe che non mi fanno nemmeno dormire".
Sono stata educata a rispettare tutti i lavori, anche quelli più umili. Non mi vergogno del mio lavoro. Ma il mio lavoro non mi rispecchia. Non sono io. Non mi appartiene. 

Così mi trovo incastrata in questa doppia dimensione. Una mezza scappata di casa di giorno, una sorta di meretrice la sera. Bugiarda sempre. Di giorno, perchè faccio finta di essere qualcosa che non sono. Di sera, perchè racconto un sacco di stronzate.

Vorrei fare qualcosa che mi compete. Vorrei poter essere me stessa. 

Di giorno. E di sera.

Vorrei smettere di dire bugie. Ai colleghi, ai cravattoni, a me stessa.
Sono "maglietta rossa" di giorno, "miss ecopelliccia" di sera. Nel mezzo, ci sono io. Che ormai mi sento completamente persa,  annegata nella bottiglia di Veuve Cliquot che il tizio di turno offre prima di chiudere la serata.
Non so più dove sono andata a finire.

domenica 6 gennaio 2013

Dare i numeri

Nel 2012 ho cambiato 4 lavori a Londra, ho preparato 1 concorso pubblico in Italia, ho preso 8 voli, ho fatto 0 vacanze, sono andata ad un festival in tenda durato 5 giorni, durante cui sono sopravvissuta a un'alluvione, ho avuto una decina circa di amanti, ma nessun fidanzato.
Ho partecipato a 2 matrimoni di persone importanti, ho conosciuto tante persone nuove e belle che mi hanno riempito quest'anno non sempre facilissimo, sono andata a un numero veramente spropositato di esibizioni live di band indie semi-sconosciute, ho baciato almeno 20 ragazzi, sono stata 2 volte a Roma, 1 a Milano, 2 in Toscana, ho bevuto xxx pinte di Kronenburg e Budweiser.

Per il 2013 mi auguro: almeno 1 viaggio in terre sconosciute, 1 corso breve in event management, 1 nuovo lavoro per lasciare quello che ho ora e per permettermi di fare quello che so fare, 1 paio di rientri in Italia per andare a trovare gli amici di sempre, un salto rapido in Spagna, un amore bello e puro. 

Mi auguro di non sentire più il vuoto che a volte mi fa sentire sola anche in mezzo alla gente, mi auguro di poter smettere di condividere il letto con il mio mac, mi auguro di poter mettere la parola "fine" alle convivenze con i coinquilini più disparati perchè dopo 14 anni ne ho davvero le scatole piene.

(tornerò a fine anno per tirare le somme. così mi renderò conto di quanto sia stata spropositata nelle mie richieste. Ma come dice la saggia amica E, bisogna sempre puntare in alto, che a scendere siamo sempre in tempo).

venerdì 4 gennaio 2013

Wish List

Qualcuno con cui condividere le mie giornate, i libri, la musica e il letto. Ma che sia mio al 100%, sia chiaro. Forse sono stanca di essere troppo indipendente, autonoma e individualista.
Allora vorrei imparare non dico a fare finta di essere diversa, ma almeno a cercare di essere più, come dire, "composta". 
Intanto alla festa di Capodanno sono stata brava a non cedere alle avances di un metrosexual italo-inglese che mi è pure saltato addosso su un divano di un appartamento a Notting Hill. In compenso ho abbracciato il wc per il resto della nottata, con somma gioia, immagino, dei padroni di casa al loro risveglio (avevo detto "composta"?).
Non è che voglia accontentarmi del primo che passa, ma forse nella scelta di questo "qualcuno" dovrei rivedere la lista delle mie priorità.
Quindi NO assoluto: ai musicisti che vivono come squatter, ai biondissimi figherrimi di terre lontane, a quelli troppo giovani e a quelli troppo fidanzati. No a chi non riesce ad arrivare a fine mese, a chi rimane a dormire fino alle 3 del pomeriggio, a chi inizia a ubriacarsi di lunedì pomeriggio, a chi si lava una volta a trimestre, a chi vive in case con la moquette in bagno, a chi continua a parlarmi del berlusca senza sapere che non guida il governo da un bel po'.
Dò per scontati cultura generale, ottimi gusti musicali, inglese fluent (madrelingua o meno), occhi blu/verdi, astenersi pelati (sorry..ma i capelli sono una mia fissazione).
Oddio, l'ultima parte sembra da annuncio di free press, ma su alcune cose, ahimè, non transigo).

Poi sì, vorrei anche un lavoro decente, che posso fare molto di più di quello che sto facendo.

Comunque il 2012 è stato un anno pesantissimo per cui sono comunque contenta che uno nuovo sia iniziato.

Buon 2013!!