giovedì 27 ottobre 2011

Ma se e ma forse

Aprire la pagina web della Repubblica a colazione, con caffè americano e muffin accanto al mac, mi fa provare una bella sensazione di "scansato pericolo". 
L'Italia sta letteralmente affondando e io mi sono rifugiata nella rigorosa Inghilterra, che la crisi la sente ma che sicuramente ne uscirà meglio e prima di noi.

Eppure quello stivalotto malconcio mi manca, perchè si tratta pure sempre di casa mia.

Non è semplice spiegare quello che si prova, ma è qualcosa che sentono più o meno tutti quelli che lasciano la patria natale per andare a cercare "fortuna" all'estero (e non credo che la distanza tra gli italiani di oggi e quelli che nel dopoguerra partivano con la valigia di cartone sia così marcata).
Alla fine non si capisce più niente. Amo Londra, ma mi manca casa. A volte, mica sempre.

Mi mancano le mie amiche. Perchè sono una che in qualche modo ha imparato a darsi il colpo di reni e a dire "vai avanti, sii fiduciosa, gente allegra il ciel l'aiuta". A volte mi sento salire una forza nelle avversità che mi sembra inverosimile. Forse è grazie all'innato ottimismo del mio segno zodiacale. O forse in questo sono simile alla mami, che è una donna con i controcazzi e lo è sempre stata, e magari le assomigliassi di più. Però a volte, sentire una voce amica, avere qualcuno che ti mette una mano sulla spalla e ti supporta anche nel silenzio di un pomeriggio grigio e piovoso come questo, mi servirebbe.

Ho lasciato qualcosa di irrisolto a casa. Probabilmente non è così, forse le cose sono andate semplicemente come dovevano andare, però chissà cosa sarebbe successo se fossi rimasta là.
I miei progetti erano di gran lunga diversi. Mi ero prospettata un autunno in cui:

1. avrei preso un cane. Un king chevalier probabilmente, nel caso ne fosse passato qualcuno in canile, o nel caso qualcuno regalasse dei cuccioli. E poi magari anche un bastardino magari bruttino di quelli che non si fila nessuno.

2. Sarei andata in azienda da papà. Avrei fatto la dirigente. Che alla mia età ci può anche stare

3. Avrei preso un micro-appartamento in affitto con la mia migliore amica, nella piazzetta della città, quella in cui ti basta uscire e hai i localini affollati proprio accanto al portone.

4. Sarei stata con le persone della mia vita. Nei luoghi della mia vita. Mi sarei sentita sempre e comunque a mio agio, a volte annoiandomi molto per la ripetitività della vita di provincia.

5. Mi sarei iscritta ad un corso di fotografia e mi sarei regalata una Reflex di quelle serie con cui avrei fotografato anche il palo della luce per strada o le mattonelle della cucina.
Avrei immortalato i momenti e le persone più importanti

6. Avrei riservato la domenica per andare a pranzo dai miei. E la mamma avrebbe cucinato il pesce che è (quasi) l'unica cosa che mi piace.

7. Forse avrei sofferto un po' per Peter Pan, nel vederlo con le sue mille amanti, e mi sarebbe dispiaciuto non poterlo avere tutto per me (ma il punto 7 è forse condizionato dal fatto che stanotte me lo sono sognato e allora vabbè).

8. Avrei avuto le mie scarpe tutte per me e non mi sarei dovuta arrangiare con 4 paia e stop.
Però poi mi sarei persa certi scorci così


in un'affollatissima Trafalgar Square, mentre sono in giro a portare cv per trovare un lavoro come commessa in un qualsiasi negozio di qualsiasi cosa, con un gatto in plastica made in cina che fa "ciao ciao" con la zampetta sinistra al posto del king chevalier, con una casa sempre in disordine, con 4 stracci nell'armadio che piangono di solitudine, a quasi 2000 km da casa, dopo un pranzo a base di qualcosa fritto, e con il cellulare in mano per scattare la foto.

"Tu qui non ci sai proprio stare eh", mi scrive un amico su fb. No. No. No. 
Accidenti NO!
Nella prossima vita voglio rinascere stanziale!

lunedì 24 ottobre 2011

100 Applications al giorno!

24 ottobre. 1 mese e 5 giorni a Londra. Nostalgia di casa: zero. Alcuni amici sono già venuti a trovarmi, il mio migliore amico si è appena trasferito a Fulham, a 50 minuti da casa mia, mio fratello è qui, i miei coinquilini sono adorabili, le nuove amicizie mi riempiono di allegria. 

Londra è fantastica, c'è il sole tutti i giorni e persone rientrate da Milano in questi giorni, mi hanno detto che in Italia fa molto più freddo di qui.
Non ho mai ascoltato così tanta musica dal vivo. Ogni sera, in ogni locale, ci sono band di musicisti che accompagnano il mio piatto di hamburger vegetariano e patatine. Ascoltare le loro performances live sorseggiando pinte di Foster fa bene all'anima.

Londra ha mille volti. Ogni zona è una storia a sè. Camden è il quartiere delle sirene ad ogni ora: quelle dei vigili del fuoco, delle ambulanze (ahimè), e della polizia che corre probabilmente a sedare una rissa tra baby gang.
Ma è anche la zona della passeggiata e dei ponticelli sul canale, dei negozi più assurdi del mondo, dei matti che ti fanno sentire libera, della "via del Bansky" (come l'ho soprannominata per il magnifico murales che campeggia sulla parete di un'abitazione a due passi da casa) e che percorro per andare alla fermata dei bus che ti portano ovunque a qualsiasi ora.

Succedono cose assurde che poi diventano normali. Succede di avere come vicini di casa degli squatters, che occupano le case abbandonate e ciulano elettricità e acqua calda a chi vive nei dintorni (quindi probabilmente anche a noi), succede di incontrare sconosciuti che attaccano bottone mentre ricarichi il cellulare nel negozietto sfigato o sul bus mentre rientri dal brunch della domenica. Succede che un prete ti urli le peggiori offese del mondo perchè hai parcheggiato l'auto noleggiata di fronte a casa sua per 2 minuti di numero, mentre un altro si improvvisa rapper nel cortile della chiesa in un sabato mattina quasi primaverile. 
Succede che quelli del piano di sotto organizzino una festa senza invitarci, per poi farci trovare un ragazzo collassato di fronte al portone con un amico semi disperato che cerca di rianimarlo. Succede anche che alle 8 di ogni sacrosanto sabato mattina i dirimpettai alzino il volume dello stereo al massimo. Buongiorno e buon weekend. Succede di incontrare per strada, alle 4 di notte, uno strano animale più grande di un gatto, con una coda lunga e pelosa. Capita di spaventarsi e di essere rassicurati dai più esperti: è "solo" un'innocua volpe. Capita di comprare qualche vestito più eccentrico del solito, che tanto nessuno ci fa caso. 
Capita tutto questo e molto altro capita in una città come questa.
Capitano anche cose un po' più brutte. Per esempio di non riuscire a trovare lavoro perchè la concorrenza e la crisi sono forti e pesanti anche qui.
Capita che non capire nulla quando parlano l'inglese stretto può essere frustante, soprattutto se questo ti impedisce di trovare un lavoro decente. Soprattutto se ti si avvicina qualcuno che ti piace durante il concerto degli IS Tropical ma che dopo aver tentato di tutto di più, si allontana per mancata comunicazione.
Capita che nonostante tutto, essere qui è una meravigliosa possibilità, e che certo non me la lascerò scappare a causa di queste difficoltà iniziale.

E comunque, prima di Natale non mi muovo.

lunedì 3 ottobre 2011

Di giorni londinesi

Se non fosse per il fatto che non ho ancora un lavoro, questo è uno dei rari momenti in cui mi sento in pace con il mondo.

Sarà che a dispetto della nordicità di Londra anche qui il 3 ottobre sembra di essere in piena estate (un magazine che viene distribuito gratuitamente all'entrata della metro titolava qualche giorno fa "Fa più caldo che alle Bahamas" se-vabbè). La differenza sta nel fatto che invece di rosolarsi al sole su un lettino in riva al mare, qua nel weekend si va al parco, con il laghetto popolato da coppiette che remano barchette da film americano tra papere oche e cigni. 
Nei pomeriggi domenicali si può optare per un "aperitivo" a base di birra, sandwich, patatine fritte e musica lungo il canale di Camden Town. Tutto intorno, ragazzi in pantaloncini corti, maglietta e occhiali da sole si confondono con i turisti, i punk di vecchia generazione, qualche matto che decide di farsi un bagno nelle acque piuttosto putride del rigagnolo sotto il ponte (per poi essere trascinato fuori dalla security).

La sera si esce con i vestitini estivi, quelli colorati, e le scarpe aperte. I locali, non attrezzati per questo clima eccezionalmente caldo, propongono i live di band della zona nei basement dei pub con temperature quasi insopportabili, anche se poi la musica e la bellezza inglese di chi suona fanno dimenticare i 40 gradi percepiti e inducono a balli sfrenati.

Dal live si passa ai Dj-set. Mi sto facendo una cultura piuttosto consistente in materia, soprattutto per l'elettronica. Ho la fortuna di avere come coinquilina un'appassionata del genere che praticamente conosce tutti i Djs che automaticamente mi vengono presentati ad ogni serata e sì, lo ammetto, la cosa mi fa sentire anche un po' figa :-P (dirlo agli amici che impazziscono per il genere non ha prezzo!).

Qualche volta vedo le foto di casa. I paesaggi rurali, le colline, i colori della mia terra mi mettono un non so che di nostalgia mista ad affetto misto a tenerezza mista a malinconia.
Ma sono felice di essere qui. Molto felice. Gli inizi sono sempre entusiasmanti, forse per questo mi riesce tutto più facile. Ma nonostante sia qui da appena 2 settimane io Londra la sento già un po' mia