Sono giorni surreali. Come se vivessi in una dimensione "altra".
Non so più cosa stia accadendo nel mondo, io che la mattina mi svegliavo e prima ancora del caffè consultavo on line tutti i quotidiani italiani.
Non ascolto più musica. Mi infastidisce. Io che di musica vivo. Riesco ad ascoltare solo tre canzoni. Perchè sono le uniche in sintonia con quella che sono oggi.
Ho momenti di "down" tragi-comici. Come quello di sabato, ora di pranzo, durante il quale mi si è scatenata una crisi isterica solo per aver sentito citare una certa località. Rinchiusa in bagno, seduta per terra, il rotolo della carta igienica accanto a me, mia cugina sul bidet ad assistermi. Sono rimasta così per un'ora. Mia mamma mi ha portato un primo alle zucchine lì. Perchè non volevo muovermi.
Nei momenti di up mi concedo di tutto. Anche le regressioni adolescenziali. Così posso anche sorridere tra le lacrime, al mattino, appena mi sveglio e vedo che sono le 6, che ho dormito solo 3 ore e sono state da incubo, quando dal torpore passo troppo velocemente allo stato di coscienza, e un dolore acuto mi stringe lo stomaco..ma poi penso a tutte le stronzate che ho fatto la sera prima e mi chiedo quando inizierò a comportarmi come una persone matura.
Le cene fuori con le amiche sono quasi d'obbligo. Tra una chiacchera e un pettegolezzo, riesco a buttar giù qualche boccone senza nemmeno preoccuparmi di che cosa sto mangiando. Nei rarissimi momenti in cui avverto la fame mi concedo il lusso di qualsiasi schifezza. Ho riacquisito il peso dei miei 25 anni. Che porta tutti, ma proprio tutti, a dirmi che si vede proprio che sto benissimo e che sono in forma.
Ottima forma davvero.
Non mangio, fumo come una ciminiera, bevo alcol a fiumi. Però ho piedi e mani curati, sono abbronzata, e cerco di risollevare l'autostima con una cura particolare nella scelta degli outfits. Qualche sera fa un signore, con tanto di moglie al seguito, ha allungato il passo per raggiungermi, fermarmi e dirmi che il vestito che stavo indossando mi stava divinamente. "Tanti complimenti, ottima scelta, perfetta per lei". Mah.
Bacio tutti i ragazzi belli che incontro.
A patto che siano anche divertenti.
Perchè ho bisogno di ridere come dell'aria. Con qualcuno faccio anche l'amore, così il cervello va in stand-by e posso gioire dei piaceri terreni senza coinvolgere e impegnare nient'altro che il mio corpo. Tra questi "qualcuno" c'è anche il piccolo (redivivo) Peter Pan. Incontrato per caso a una festa, mi avvicina e flirta con me, senza sapere che avevo già deciso il destino della serata nel momento stesso in cui l'ho visto apparire in giardino, con la polo rossa e i capelli perennemente spettinati. Lo trascino a bere mojito fino a stare male, poi cadiamo insieme nella siepe e ci baciamo e poi scappiamo dalla festa e finiamo la serata in qualche campagna con il gracidio delle rane in sottofondo.
Quando l'ho rivisto in centro, durante la migliore serata delle ultime due settimane, mi è sembrato bello come il sole, nella sua camicia bianca che risaltava l'abbronzatura leggera. Mi avvicina e mi bacia. Sì, fallo ancora. Mi piace. "Sei sicura? Ti ricordi cosa mi hai detto?" "Lo penso ancora quello che ti ho detto, ma non ne parliamo ora" (che equivale a non importa ora. Ora che il mio cuore è a pezzi, spaccato, devastato, non importa quello che hai fatto, importa solo che tu mi attrai e mi fai ridere e questo mi basta. Non chiedo altro, non voglio altro).
Ho degli amici meravigliosi. MERAVIGLIOSI. E questo mi fa sentire una persona meno orrenda di quella che ho mostrato a LUI quando, una settimana fa, ho scritto quella mail in cui ho detto tutto quello che pensavo, ma ho "colorito" il tutto con bassezze e volgarità indegne. Ho pianto per i sensi di colpa. Per quanto mi abbia fatto male non avrei voluto ferirlo in quel modo. E' una cosa che mi fa malissimo. Vorrei chiedergli scusa, ma lui mi ha cacciato dalla sua vita "per sempre", quindi penso che sia del tutto inutile, e che l'immagine che ha di me rimarrà sempre quella che emerge dalle frasi cattive e subdole di un messaggio nella casella di posta elettronica.
Lo penso sempre. Sempre. In ogni momento. Raramente dimentico la sua esistenza, solo durante piccoli attimi in cui stranamente riesco a concentrarmi su altro. Poi però basta una parola e come uno schiaffo arriva lancinante quell'assurdo nodo in gola, e il peso della tristezza, e il pugno nello stomaco. Perchè mi manca tutto e perchè non poteva finire in modo peggiore.
In alcuni istanti mi sento perduta. In altri credo di potercela fare.
I weekend al mare sono terapeutici. Quando penso alla valigia da preparare, alla macchina da caricare, ai 70 km da percorrere, alla bici da predere per pedalare fino al mare, sto male e penso che sarebbe più semplice scalare un monte. Poi quando sono sulla spiaggia, all'ora del tramonto, con gli amici e una birra in mano, penso che sono fortunata a potermi permettere tutte queste divagazioni.
Che alla fine potrebbe anche andarmi peggio.
A volte riesco anche a ironizzare su tutta la situazione. Sul mio problema, la psicoterapia, la zoccolaggine latente dell'ultimo periodo, i comportamenti assurdi, l'assoluta e inevitabile inaffidabilità in cui riverso da ormai 20 giorni. Quando lo faccio riesco pure a piacermi un pochino. "Perchè se non fossi pazza saresti anche simpatica" mi dice uno dei miei più cari amici. E sorride e mi cazzia e poi mi trascina a una grigliata sulla spiaggia e il vino rosso mi permette di concedergli di dormire con me, nel mio letto.
Tra poco prenderò un aereo. Destinazione l'isola della felicità.
Meglio piangere sull'isola di Formentera che al paesotto dimenticato dal mondo.
Nel frattempo, attendo che torni di nuovo il sereno. Che tanto non mi annoio...