venerdì 15 luglio 2011

Toy BoyZ

R, uno dei miei migliori amici, mi suggerisce di non pensarci neanche, di lasciare assolutamente perdere che ora gli uomini devo soltanto tenerli alla larga perchè rischio di finire dalla padella alla brace. Sì, ma così non mi diverto. Eh, amen - dice lui - rischi troppo.

A sorpresa, mia mamma mi ripete più o meno gli stessi concetti: sei troppo fragile, non sai gestire nemmeno te stessa in questo momento, figuriamoci un'altra persona. Rischi di attaccarti troppo a qualcuno che potrebbe farti soffrire, o viceversa. Lascia perdere.

L'amico G. mi suggerisce di scegliere solo innocui "toy boys", quelli che non esercitano nessun fascino mentale su di me. La Best Friend concorda. Dice che se riesco a prenderle come divagazioni senza aspettarmi niente può andare. Ma solo in quel caso. R. ribadisce che tanto io non ci riesco, e alla fine soffro.

Docciata e pronta per indossare uno dei miei abiti migliori, con gli sms dei miei due Toy Boys preferiti che facevano bella mostra di sè sul display del solito i-phone, dopo tutte queste disquisizioni, ho deciso di smollare tutto e tutti e di darmi alla pazza gioia, in camera mia, con un bel cult movie e, a seguire, 11 (UNDICI!!!!) ore di sonno filate.

I due toy boys hanno lo stesso nome. Cosa che facilita il tutto, evitandomi di dover fare uno sforzo nel chiamare l'uno o l'altro.

Uno è il solito Peter Pan. Ieri mi scrive. Voleva sapere se mi avrebbe trovata in piazza la sera.

L'altro è Mr. Figo, un retaggio del passato che mi è capitato di incontrare recentemente dopo molto tempo. Più invecchia e più diventa bello. Ma bello bello bello. Con gli occhi verdi, i capelli scuri (e tanti!) un fisico statuario. 38 anni che sembrano almeno 6 in meno. Simpatico, intellettualmente assolutamente non appetibile. Il toy boy perfetto. Ci siamo mandati sms fino alle 2 stanotte. Però ho un problema. Senza attrazione mentale, non riesco più a provare quella fisica. E questo gran pezzo di uomo rimane solo una bella statua marmorea che non mi ispira nulla. 
Le mie amiche mi dicono che sono pazza. Uno così che mi cerca come un disperato e io che lo rifiuto con nonchalance.

La verità è che se c'è qualcuno che mi piace davvero quello è Peter. 
Ma il piccolino è pericoloso per me. Perchè rischio di commettere gli stessi errori. Perchè quello che ha combinato un paio di mesi fa me lo ricordo molto bene. Perchè resta comunque vago, appare e scompare. Io non ne faccio una malattia, non mi importa, ma non voglio che diventi una fissazione.

Mi sa che me ne starò da sola per un po'. Tra due settimane vado in vacanza, la serotonina avrà già iniziato a fare il suo effetto, forse riuscirà anche ad abbassare i livelli di libido, come suggerisce distrattamente il bugiardino, e il problema sarà risolto. 

Aeroplano portami vai....

giovedì 14 luglio 2011

Un mercoledì da leoni

Il signore di fronte a me è gentile ed empatico, mi offre pure un fazzoletto per asciugare le lacrime. Ormai piango ovunque, mi chiedo se le ghiandole lacrimali si esauriranno, prima o poi.
Pago per l'ora di empatica partecipazione del simpatico ometto, che sarebbe tale, se non fosse uno psichiatra che mi parla di una reiterata "depressione reattiva". Ricetta di droghe legalizzate alla mano, si parte alla volta della farmacia mentre su wikipedia cerco di chiarirmi le idee su cosa sia esattamente questa "cosa" che mi procura tutti questi guai.

A seguire, seduta psicoterapeutica settimanale. La mia doctor è una donna in gamba. Fuma come una ciminiera durante l'incontro, il che non so se sia deontologicamente corretto, ma so che è un'autorità in materia, da queste parti. E' una "cazzuta", figlia del femminismo sessantottino, bella signora bionda con gli occhi azzurri, e ha l'età di mia mamma. Mi infonde fiducia. Mi ripete sempre che sono una persona molto intelligente. E che pago tutti i prezzi che pagano coloro che, oltre ad essere intelligenti, sono anche molto sensibili.
Io invece pago bene lei per questa iniezione settimanale di autostima.

A volte mi chiedo se non siano tutte stronzate e se queste malefiche gocce da prendersi secondo le istruzioni di un tizio a cui ho dato un bel po' di euro per aver ascoltato tutti i miei guai per tre quarti d'ora, non siano davvero soltanto un placebo o un veleno o chissà cos'altro.
E mi chiedo se tutte queste chiacchiere mi porteranno a qualcosa.

Una cosa però devo ammetterla. Ierisera, per la prima volta dopo settimane, mentre tutte le amiche erano in giro per un motivo o per l'altro, io ho deciso di rimanere a casa per provare a fare qualcosa che mi mancava molto negli ultimi tempi: dormire. E ce l'ho fatta. Per ben 6 ore filate. Sentivo l'anima più leggera. Al merda ho pensato molto meno. E in modo molto più pacifico. 
A tavola ho guardato mio padre. E mi sono resa conto che è la "rivincita" su di lui quella che cerco negli uomini che incontro. 
Un padre che non mi ha mai fatto mancare niente economicamente, che mi ha permesso di togliermi qualsiasi sfizio e che ringrazierò a vita per questo, ma che emotivamente è stato assente, da sempre. Che non mi ha mai consolata nè ascoltata, ma che mi ha sempre ricordato, fin da piccola, che i miei problemi dovevo imparare a smazzarmeli da sola, che ognuno ha i suoi, lui compreso, e che non dovevo rompere con i miei capricci da bambina viziata perchè nella vita c'è molto di peggio e io non ho niente di cui lamentarmi.

L'ho guardato e ho visto in lui l'uomo irraggiungibile, sfuggente, che ha altro da fare piuttosto che stare dietro alle mie necessità, che non mi cerca e non mi chiama nemmeno quando sto male, che non si preoccupa troppo anche nel caso in cui abbia un dubbio o un problema, con cui è difficile confrontarsi o dialogare perchè il relativismo non è contemplato nella sua mente, è lui che ha la chiave giusta per l'interpretazione del mondo e della realtà e chi non la pensa come lui sbaglia.

Mio padre è il merda, è il mio maleficissimo ex, è tutti gli uomini anaffettivi che ho cercato nella mia vita e che mi hanno voltato le spalle perchè avevano altro da fare.
E' per lui che sono rimasta a piangere un'ora in bagno sabato scorso. E' la sua attenzione quella che cerco negli uomini con cui intraprendo relazioni affettive. Che, guarda caso, sono tutti esattamente come lui. 

Bene, credo di essere diventata abbastanza consapevole. Vediamo che cosa riesco a fare da qui in avanti.

lunedì 11 luglio 2011

Divagazioni

Sono giorni surreali. Come se vivessi in una dimensione "altra". 
Non so più cosa stia accadendo nel mondo, io che la mattina mi svegliavo e prima ancora del caffè consultavo on line tutti i quotidiani italiani. 
Non ascolto più musica. Mi infastidisce. Io che di musica vivo. Riesco ad ascoltare solo tre canzoni. Perchè sono le uniche in sintonia con quella che sono oggi.

Ho momenti di "down" tragi-comici. Come quello di sabato, ora di pranzo, durante il quale mi si è scatenata una crisi isterica solo per aver sentito citare una certa località. Rinchiusa in bagno, seduta per terra, il rotolo della carta igienica accanto a me, mia cugina sul bidet ad assistermi. Sono rimasta così per un'ora. Mia mamma mi ha portato un primo alle zucchine lì. Perchè non volevo muovermi.

Nei momenti di up mi concedo di tutto. Anche le regressioni adolescenziali. Così posso anche sorridere tra le lacrime, al mattino, appena mi sveglio e vedo che sono le 6, che ho dormito solo 3 ore e sono state da incubo, quando dal torpore passo troppo velocemente allo stato di coscienza, e un dolore acuto mi stringe lo stomaco..ma poi penso a tutte le stronzate che ho fatto la sera prima e mi chiedo quando inizierò a comportarmi come una persone matura. 

Le cene fuori con le amiche sono quasi d'obbligo. Tra una chiacchera e un pettegolezzo, riesco a buttar giù qualche boccone senza nemmeno preoccuparmi di che cosa sto mangiando. Nei rarissimi momenti in cui avverto la fame mi concedo il lusso di qualsiasi schifezza. Ho riacquisito il peso dei miei 25 anni. Che porta tutti, ma proprio tutti, a dirmi che si vede proprio che sto benissimo e che sono in forma. 
Ottima forma davvero. 
Non mangio, fumo come una ciminiera, bevo alcol a fiumi. Però ho piedi e mani curati, sono abbronzata, e cerco di risollevare l'autostima con una cura particolare nella scelta degli outfits. Qualche sera fa un signore, con tanto di moglie al seguito, ha allungato il passo per raggiungermi, fermarmi e dirmi che il vestito che stavo indossando mi stava divinamente. "Tanti complimenti, ottima scelta, perfetta per lei". Mah. 
 
Bacio tutti i ragazzi belli che incontro. 
A patto che siano anche divertenti. 
Perchè ho bisogno di ridere come dell'aria. Con qualcuno faccio anche l'amore, così il cervello va in stand-by e posso gioire dei piaceri terreni senza coinvolgere e impegnare nient'altro che il mio corpo. Tra questi "qualcuno" c'è anche il piccolo (redivivo) Peter Pan. Incontrato per caso a una festa, mi avvicina e flirta con me, senza sapere che avevo già deciso il destino della serata nel momento stesso in cui l'ho visto apparire in giardino, con la polo rossa e i capelli perennemente spettinati. Lo trascino a bere mojito fino a stare male, poi cadiamo insieme nella siepe e ci baciamo e poi scappiamo dalla festa e finiamo la serata in qualche campagna con il gracidio delle rane in sottofondo.
Quando l'ho rivisto in centro, durante la migliore serata delle ultime due settimane, mi è sembrato bello come il sole, nella sua camicia bianca che risaltava l'abbronzatura leggera. Mi avvicina e mi bacia. Sì, fallo ancora. Mi piace. "Sei sicura? Ti ricordi cosa mi hai detto?" "Lo penso ancora quello che ti ho detto, ma non ne parliamo ora" (che equivale a non importa ora. Ora che il mio cuore è a pezzi, spaccato, devastato, non importa quello che hai fatto, importa solo che tu mi attrai e mi fai ridere e questo mi basta. Non chiedo altro, non voglio altro).

Ho degli amici meravigliosi. MERAVIGLIOSI. E questo mi fa sentire una persona meno orrenda di quella che ho mostrato a LUI quando, una settimana fa, ho scritto quella mail in cui ho detto tutto quello che pensavo, ma ho "colorito" il tutto con bassezze e volgarità indegne. Ho pianto per i sensi di colpa. Per quanto mi abbia fatto male non avrei voluto ferirlo in quel modo. E' una cosa che mi fa malissimo. Vorrei chiedergli scusa, ma lui mi ha cacciato dalla sua vita "per sempre", quindi penso che sia del tutto inutile, e che l'immagine che ha di me rimarrà sempre quella che emerge dalle frasi cattive e subdole di un messaggio nella casella di posta elettronica.

Lo penso sempre. Sempre. In ogni momento. Raramente dimentico la sua esistenza, solo durante piccoli attimi in cui stranamente riesco a concentrarmi su altro. Poi però basta una parola e come uno schiaffo arriva lancinante quell'assurdo nodo in gola, e il peso della tristezza, e il pugno nello stomaco. Perchè mi manca tutto e perchè non poteva finire in modo peggiore.

In alcuni istanti mi sento perduta. In altri credo di potercela fare. 

I weekend al mare sono terapeutici. Quando penso alla valigia da preparare, alla macchina da caricare, ai 70 km da percorrere, alla bici da predere per pedalare fino al mare, sto male e penso che sarebbe più semplice scalare un monte. Poi quando sono sulla spiaggia, all'ora del tramonto, con gli amici e una birra in mano, penso che sono fortunata a potermi permettere tutte queste divagazioni.
Che alla fine potrebbe anche andarmi peggio. 

A volte riesco anche a ironizzare su tutta la situazione. Sul mio problema, la psicoterapia, la zoccolaggine latente dell'ultimo periodo, i comportamenti assurdi, l'assoluta e inevitabile inaffidabilità in cui riverso da ormai 20 giorni. Quando lo faccio riesco pure a piacermi un pochino. "Perchè se non fossi pazza saresti anche simpatica" mi dice uno dei miei più cari amici. E sorride e mi cazzia e poi mi trascina a una grigliata sulla spiaggia e il vino rosso mi permette di concedergli di dormire con me, nel mio letto.

Tra poco prenderò un aereo. Destinazione l'isola della felicità. 
Meglio piangere sull'isola di Formentera che al paesotto dimenticato dal mondo.
Nel frattempo, attendo che torni di nuovo il sereno. Che tanto non mi annoio...

venerdì 8 luglio 2011

Ecco come doveva andare

Assorta nei miei pensieri. Da qualche parte del mondo. Di soprassalto, da lontanto, mi raggiunge una voce: "Signorina, tocca a lei". Mi volto, spaesata, e un signore anziano, con la faccia da nonno buono, mi esorta ad avvicinarmi al bancone dove il farmacista mi guarda con aria impaziente. Poso la ricetta sul bancone. La mia droga legalizzata viene avvolta nella carta bianca e verde. 

Mi dicono si chiami "ansia abbandonica". E' lei la nemica che mi fa rimanere per un tempo infinito a fissare nel vuoto della mia camera, aspettando una chiamata che non arriva.

"Stai tranquilla". Quante volte me lo sono sentita ripetere. Ed effettivamente tutto è andato come doveva andare. E chi mi aveva promesso una favola, un sogno, un Amore, a un certo punto è scomparso. Al suo posto, è subentrato qualcuno di gelido, stressato da ogni mia richiesta, anche minima, qualcuno che decideva per sè senza contemplare la mia presenza nemmeno per una stramaledetta volta, qualcuno che senza una spiegazione ha smesso di preoccuparsi di qualsiasi cosa mi accadesse.

Stai tranquilla. Sarà un momento, passerà. Il lavoro, le responsabilità, i ritmi sostenuti. E' un manager, un pezzo grosso, i mercati stanno crollando sulla scia del disastro greco, aspetta, abbi pazienza, dagli fiducia.
Poi ho preso coraggio e ho fatto la prova del nove. Ed è andata male. E allora ho smesso di avere pazienza, di tollerare, di SOPPORTARE. E ho vomitato rabbia in una mail durissima ma vera. Mi sono liberata, gli ho urlato la delusione, il dolore di un cuore che va in frantumi, le speranze e i sogni che si dissolvono in un istante, la lacerante constatazione che tutto si ripete.
"Cortesemente, sparisci per sempre dalla mia vita". Così ha chiosato dopo avermi massacrata a parole. Cortesemente un cazzo.
Io dalla tua vita ci esco facendo un casino bestiale, perchè devo urlare che ti detesto con tutte le viscere che ho dentro, e che se qui c'è qualcuno che deve sparire quello sei TU!!!
Due giorni di stordimento totale, tante, troppe pasticche, troppe lacrime, troppo tutto. Ma ho deciso di farmi attraversare dal dolore. In questa sua forma lancinante, acuta, sorda, quasi intollerabile. E l'ho sentito tutto. L'ho vissuto tutto. Mi sono fatta investire dalle mie paure che si sono concretizzate come se fossero state un treno in corsa. Atterrata. Distrutta. Sepolta dalle macerie.

MA VIVA.

Un giorno mi sono alzata da quel letto disfatto e disordinato, ho fatto il caffè, e ho vissuto. Con la morte dentro, ma con il sangue che scorre ancora nelle vene. Sono sorpresa da me stessa. Mi sono chiesta cosa mi stesse succedendo, se per caso non mi stessi ibernando il cuore.
Non è così. Perchè le emozioni le sento. Sono quelle che provo abbracciando mia mamma, trascorrendo serate tra lacrime, vino e risate con le amiche, assaporando il calore del sole sulla pelle salata, leggendo una mail di incoraggiamento e di amore fraterno da parte di amici lontani e vicini.

Scelgo un abito, ma sì, quello che indossavo quando ho incontrato lui, perchè no. Esco di casa. Mi circondano le persone che mi vogliono bene. Mi sento bene, libera, fiera di me. Ecco perchè non sento più dolore. Perchè sto imparando a bastare a me stessa. Perchè sto imparando a capire che sono forte. Che un uomo sarà anche importante, ma non sarà lui a fare di me una donna felice o meno. Nemmeno se questo uomo è il MERDA.

A cui finalmente, dopo quasi due anni, riesco a dire ADDIO per sempre. Con un sonoro, e meritatissimo, VAFFANCULO.

E sono già più leggera.